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martes, 17 de febrero de 2015

Il gran rifiuto dell’ex Juve Zavarov: «Mai in guerra contro la Russia»

Il centrocampista bianconero alla fine degli anni 80 ha ricevuto la chiamata dall’esercito ucraino: «Non combatterò contro il Paese dove vive la mia famiglia: voglio solo la pace»


di Francesco Tortora
Corriere della Sera

E’ stato uno dei più talentuosi calciatori dell’ex Unione Sovietica e il primo a vestire la casacca di una squadra italiana. Il cinquantatreenne Alexander Zavarov, ex centrocampista della Juventus alla fine degli anni ‘80 e oggi vice-allenatore della nazionale ucraina, come molti suoi connazionali ha ricevuto nei giorni scorsi una lettera di richiamo alle armi. Da parte sua Zavarov ha fatto sapere pubblicamente che si rifiuterà di imbracciare le armi nei territori dell’Ucraina orientale e di combattere contro la Russia, paese che considera come una seconda patria

Coscrizione obbligatoria

Nonostante la tregua entrata in vigore domenica scorsa nell’Ucraina Orientale, la possibilità che il conflitto tra truppe locali e quelle dei separatisti filorussi si riaccenda è tutt’altro che un ipotesi remota. Proprio per questo Kiev ha deciso lo scorso gennaio di arruolare circa 100.000 nuove reclute che hanno un’età compresa tra i 25 e i 60 anni. Tra questi c’è anche l’ex centrocampista della Juventus e Yuriy Syvukha, ex portiere del Metalist Kharkov, una delle più popolari squadre ucraine anche ai tempi dell’Urss, e attualmente preparatore dei portieri della nazionale di Kiev.

In un’intervista alle emittenti locali Zavarov, nato a Lugansk, città che si trova nel sudest del Paese, ha affrontato il problema della coscrizione e ha dichiarato senza mezze misure: «Voglio dire solo una cosa. Non combatterò mai il paese dove vivono la mia famiglia e i miei figli e dove sono seppelliti i miei avi. Voglio solo la pace».

Renitenti alla leva

La coscrizione di Zavarov e Syvukha è stata confermata da Pavel Ternovoy, mEsplora il significato del termine: embro della Federazione calcistica ucraina che ha sottolineato come siano 89 i membri dell’organizzazione sportiva ad essere stati richiamati alle armi: «Posso ribadire che molti membri della Federcalcio ucraina sono stati richiamati alle armi. Tra questi ci sono anche Alexander Zavarov e Yurly Syvukha, C’è una guerra in corso. Ogni cittadino deve comprendere ciò che sta succedendo».

A quanto sembra Zavarov non è l’unico coscritto che si rifiuterà di combattere. Secondo fonti di Russia Today circa 7500 soldati ucraini sarebbero stati già perseguiti penalmente per inadempienza al servizio di leva. Questi ultimi sono anche incentivati a non combattere da un proclama di Vladimir Putin che ha fatto sapere che i renitenti alla leva ucraini saranno accolti in Russia e potranno soggiornarci tutto il tempo che voglionoembro

domingo, 20 de julio de 2014

Paulinho dice no al Verona per cori contro Morosini

Le società avevano un importante accordo in mano, ma Paulinho ha fermato tutto: non ha digerito i cori contro l'ex compagno Morosini


Blog di sport

Paulinho al Verona. Anzi, no. Al Verona proprio no. Sembra questa la ricostruzione impostata da “Il Tirreno” riguardo uno dei retroscena di mercato più incredibili dell’estate. Gli scaligeri avevano messo sul piatto 7 milioni più bonus, soddisfando le richieste del Livorno, pronto a concedergli il ritorno nella massima categoria. Il centravanti ferma tutto sul più bello e chiede altro tempo. E poi dice no.

Perché sembrano pesare troppo, stando alle stesse indiscrezioni riportate dal giornale di cui sopra, alcuni cori vergognosi rivolti dagli stessi tifosi dell’Hellas a (Piermario) Morosini, in quel 20 ottobre 2012, data della sfida tra Livorno e Verona. E una ferita come quella della morte di un compagno di squadra non si rimargina facilmente. Da lì la decisione di non esultare per quei colori.

miércoles, 30 de octubre de 2013

Maradona en el entierro del ALCA


Del filme "Maradona by Kusturica"

miércoles, 23 de enero de 2013

Mario Salas e gli insegnamenti del Che


Vincenzo Paliotto
laltrocalcio.blogspot.com


Mario Salas, tecnico della Nazionale Cilena Under 20, ha un cognome che vuol dire veramente tanto nel suo paese. Infatti, dentro i confini andini un altro Salas, in questo caso Marcelo, con trascorsi importanti nel River Plate, nella Lazio e nella Juventus, è considerato uno dei migliori calciatori nella storia del paese, a quanto pare dicono i ben informati alle spalle soltanto di Elias Figueroa, el chico bueno, 3 volte Pallone d’Oro sudamericano, con una lunga e fortunata carriera al servizio, tra le altre, del Penarol e dell’Internacional di Porto Alegre. Tuttavia, la ribalta delle cronache calcistiche attuali è tutta per Mario Salas che sta guidando la sua selezione giovanile ad un brillate Sudamericano Under 20, collezionando ben tre vittorie consecutive nella fase eliminatoria. Oltretutto Salas ha dato modo di esprimersi in maniera ancora migliore al nuovo talento del football andino, tale Nicolas Castillo, cercato già da numerose e ricche compagini europee e che attualmente indossa la maglia cruzada dell’Universidad Catòlica de Chile. Classe ’93, è detto El Ibra chileno.

Salas, 45 anni di Vina del Mar, vanta una discreta carriera agonistica cominciata nel 1988 nelle file dell’Everton della sua città natale e quindi proseguita tra numerose soddisfazioni a Santiago del Cile nelle file dell’Union Espanola e del Colo Colo. Nel 1999 ha appeso le scarpette al chiodo dopo l’ultima stagione nel Santiago Wanderers ed ha poi cominciato ad allenare il piccolo Barnechea, compagine capitolina della Tercera Divisiòn e quindi ha assunto il delicato ruolo della selezione nazionale giovanile.  Salas da Commissario Tecnico sta facendo senza dubbio molto bene e punta oltretutto a  qualificare la sua squadra per i Mondiali di categoria in Turchia nel 2013. Oltretutto il tecnico ha fatto parlar di sé anche perché ha rivelato chiaramente di ispirarsi a Che Guevara e di aver trasferito al dottrina di vita del Comandante nel calcio: “Dico sempre ai miei giocatori di ribellarsi all’avversità in campo. Si può trasportare la dottrina di Che Guevara su un campo di calcio”. Così come ha raccolto in un’intervista il giornalista Vito Garcia.

 Al momento i risultati gli stanno dando ampiamente ragione nel campo e fuori. Il suo Cile rispetterà senza dubbio le consegne “rivoluzionarie”, ma anche se la vittoria sul campo non arriverà, i suoi giocatori potranno pur sempre dire di aver appreso un’enorme e gratificante lezione di vita.

sábado, 15 de septiembre de 2012

Lucarelli comienza un nuevo ciclo como entrenador de juveniles del Parma

El livornés Cristiano Lucarelli terminó su carrera como jugador profesional y pasó a ser entrenador de divisiones inferiores del club parmesano.


A continuación reproducimos el comunicado íntegro del club (en italiano):

Cristiano Lucarelli: Parma ideale per iniziare ad allenare

Si è svolta nella sala stampa dello stadio Tardini la conferenza stampa di presentazione dell’attività del settore giovanile del Parma Calcio per la stagione 2012-2013. E’ stata anche l’occasione per introdurre l’unico volto nuovo tra i tecnici delle formazioni crociate, ovvero Cristiano Lucarelli, che inizia proprio dagli Allievi Nazionali del Parma la sua nuova carriera da allenatore.

E’ stato l’amministratore delegato Pietro Leonardi ad aprire la conferenza e spiegare la scelta della società di puntare su Lucarelli come nuovo tecnico degli Allievi: “Abbiamo dato seguito a quanto già annunciato l’anno scorso quando Lucarelli si trasferì a Napoli, ovvero che nel momento in cui avrebbe deciso di interrompere la carriera da calciatore ed iniziare quella da allenatore allora sarebbe tornato da noi. Questo è successo, lui ha superato i vari corsi da tecnico scegliendo questa strada e il Parma gli ha dato l’opportunità – e lui ci ha dato l’onore – di iniziare questa nuova avventura insieme. Siamo contenti perché oltre a stimare il professionista, lo stimiamo per l’impegno che ci sta già mettendo da tecnico ma anche da istruttore. Prima di tutto questo sia io che il presidente Ghirardi prima di tutto stimiamo l’uomo Cristiano Lucarelli e proprio per questo motivo non ci abbiamo pensato un attimo ad inserirlo nella nostra famiglia. Ci auguriamo che questo saia l’inizio di una straordinaria carriera, ancora migliore di quella che ha avuto da calciatore”.

Cristiano Lucarelli ha poi tenuto la sua prima conferenza stampa da allenatore: “Alla fine bazzico a Parma dall’inizio del 2008 e il rapporto di stima e affetto con il presidente e il direttore è iniziato da tempo, così come quello con il responsabile del settore giovanile Francesco Palmieri. Con queste premesse, per me è stato facile prendere una decisione importante, perché comunque significa chiudere con una carriera ed iniziarne un’altra. Anch’io non ho pensato nemmeno un secondo prima di scegliere il Parma, perché sapevo che persone avrei avuto al mio fianco e in che società sarei arrivato. Una società che, sia nel settore giovanile che nella prima squadra, è sempre stata un trampolino di lancio importante per tanti allenatori. Non mi sono nemmeno reso conto di finire la carriera da calciatore perché avevo già l’entusiasmo e l’adrenalina per cominciare questa nuova avventura. Chiaramente devo ringraziare il Parma perché non era così scontato che la cosa potesse accadere. Per me è stata l’ennesima dimostrazione di fiducia e spero di ripagarla facendo crescere dei giovani che un domani possano far parte della prima squadra del Parma. Ritenevo quello da calciatore un percorso che andava esaurendosi perché il fisico non mi permetteva più di essere l’attaccante che il calcio moderno richiede, quindi essere anche il primo difensore come ad esempio si vede fare a Cavani nel Napoli. E poi comunque sentivo forte questo entusiasmo di poter fare l’allenatore. Il passaggio è stata indolore. Quello che è cambiato è l’approccio quotidiano: da calciatore ti devi occupare solo di te stesso, da tecnico di devi prendere cura di tutto il gruppo di 24-25 aspiranti calciatori e devi fare in modo che si preparino in un certo modo per diventare professionisti. Come tutti, anch’io ho le mie idee tattiche. Ma anche consultandomi con almieri, credo che in questo momento sia meglio adeguarsi a moduli più semplici e più adatti ad essere interpretati dai ragazzi. La difficoltà più grossa di questi primi giorni? Il fatto che i ragazzi all’inizio mi chiamassero Mister e io tiravo dritto senza capire che si stessero rivolgendo a me. Non ero abituato a sentirmi dare del lei. La seconda difficoltà è quella di preparare le esercitazioni: da giocatore esci dallo spogliatoio e trovi tutto già apparecchiato, oggi invece devi uscire e preparare tu tutto. Sono due cose che viaggiano su binari diversi, sia dal punto di vista mentale che dal punto di vista pratico. Tutti gli allenatori che ho avuto mi serviranno come bagaglio d’esperienza, ma poi ognuno deve costruirsi un suo sistema. Anche da allenatori, comunque, l’obiettivo è quello di arrivare ai massimi livelli. Mi auguro che Parma possa essere anche per me un trampolino di lancio come lo è stato in passato per molti altri tecnici. La difficoltà di allenare un gruppo così giovane non riguarda l’aspetto tattico. L’ostacolo più grosso è proprio parlare con ragazzi di 16 anni. Parlare con loro è diverso che parlare tra uomini, bisogna stare attenti a quello che si dice altrimenti si rischia di fare dei danni. Molti ragazzi vedono nell’allenatore, nell’istruttore, quasi un secondo padre con cui confidarsi, con cui parlare dei problemi della scuola, dei primi fidanzamenti, delle difficoltà con i genitori. Bisogna cercare di conoscere ogni ragazzo e capire di cosa ha bisogno”.

Il responsabile del settore giovanile Francesco Palmieri ha illustrato invece l’attività delle formazioni crociate: “Siamo molto contenti dell’arrivo di Cristiano sotto tutti gli aspetti. Ma come gli continuo a dire, deve avere tempo per crescere, per maturare e per poter trasmettere tutta la sua esperienza ai ragazzi. Ha un gruppo di giovani aspiranti calciatori buono, che tra le sue mani può crescere ancora di più. Ma non vorrei ci fossero aspettative esagerate, che si senta il fiato sul collo per i risultati. Si tratta sempre di settore giovanile e l’obiettivo è far crescere i ragazzi. Nel nostro settore giovanile abbiamo grande continuità con i tecnici, tant’è che l’unico nuovo quest’anno è proprio Lucarelli, e lui ha già iniziato a lavorare assieme agli altri dal primo giorno di raduno della Primavera. Ci auguriamo che possa lavorare in tranquillità, ma non dev’essere un’ansia continua. Detto questo, colgo l’occasione per ricordare l’organigramma del settore giovanile. Con la Primavera è rimasto Fausto Pizzi: quest’anno è stata abbassata l’età e mentre molti altri continuano a giocare con quattro ’93, noi siamo riusciti a darli tutti tra serie B e C e quindi possiamo far crescere i più giovani, e questo ci fa piacere. Con gli Allievi Nazionali ci sarà appunto Lucarelli. Gli Allievi B, che quest’anno non faranno i Regionali ma faranno il girone Nazionale di Lega Pro, li segue Maurizio Neri. I Giovanissimi Nazionali li fa Roberto Bucchioni, i Giovanissimi Regionali Giuseppe Manarin, gli Esordienti Marcello Melli, gli Esordienti B Cornelio Donati e i Pulcini Federico Novari”.

Prima di concludere, sia l’ad Pietro Leonardi che Francesco Palmieri hanno voluto ringraziare di cuore tutti coloro che – rimanendo sempre nell’ombra – aiutano e collaborano con il settore giovanile come dirigenti, come accompagnatori o in qualunque altro modo per il solo piacere di dare una mano alla crescita dei ragazzi.

martes, 27 de diciembre de 2011

Kim Jong Il e il calcio nordcoreano

Il calcio della Repubblica Popolore Democratica di Corea (RPDC) ha vissuto il suo momento più importante sotto la guida di Kim Jong Il. I “chollima” sono diventati una potenza asiatica e hanno ottenuto grandi risultati e ottime prestazioni nei tornei giovanili e femminili.

Di Redazione Fútbol Rebelde
Tradotto da CCF

I grandi media e i giornali al servizio del capitalismo non rispettano ne comprendono la tristezza del popolo nordcoreano per la perdita del loro leader, Kim Jong Il. Hanno assegnato alla RPDC un carattere “ermetico” e “enigmatico”, per obbedire alla campagna di demonizzazione guidata dagli Stati Uniti. Però il calcio ha aperto una porta per questo popolo socialista, che ha superato la guerra fredda.

La RPDC, tecnicamente in guerra con il suo vicino capitalista, la Repubblica di Corea, è governata dal Partito dei Lavoratori, che mantiene coraggiosamente il suo sistema socialista, fin dal 1948.

I corani del nord hanno creato un modello socialista autonomo, chiamato la “ideologia Juchè”, che ha permesso al Paese di sopravvivere al collasso sovietico e al embargo statunitense. La RPDC fu inclusa nell’”asse del male” bushiano e ha oscillato tra la pace e la minaccia di guerra.

Nel 1994 il fondatore e Grande Leader de la RPDC, Kim Il Sung, morì. Suo figlio, Kim Jong Il, lo rimpiazzo come capo di Stato e Leader della nazione. Kim Jong Il ha sviluppato l’ideologia Juchè, formulata da suo padre e superò con successo l’ostilità e l’embargo internazionale.

Ma Kim Jong Il fu anche un appassionato del football e promotore dello sport. Sotto la sua guida, la RPDC ha ottenuto importanti risultati sportivi con tutte le sue selezioni, non solo in Asia ma nel Mondo.

Selezioni femminile

Nel calcio femminile la RPDC ha ottenuto imporanti risultati. Con la selezione maggiore ha vinto tre volte il campionato asiatico: nel 2001, nel 2003 e nel 2008. Inoltre ha giocato quattro mondiali: Stati Uniti 1999, Stati Uniti 2003, Cina 2007 e Germania 2011. Curiosamente, nei quattro tornei ha giocato nel gruppo con Svezia e Stati Uniti, potenze mondiali del calcio femminile.

Nel 2007 ottenne il suo miglior risultato, quando arrivò ai quarti di finale, perdendo contro la Germania, futura campione.

La squadra giovanile femminile (under-20) ha partecipato agli ultimi tre mondiali. Fu campion nel 2006 e vicecampione nel 2008. Nella classifica generale è quarta, superata solo da Stati Uniti, Germania e Brasile.

Nel frattempo, nei sei tornei asiatici è stata sempre nei primi quattro posti: nel 2007 ha vinto, nel 2006 e 2011 vicecampione, nel 2004 e 2009 terze e 2002 quarte.

Nella categoria pregiovanile (Under-17) la RPDC è stata la prima campione del mondo nel 2008, quando ha vinto 2-1 contro gli Stati Uniti in finale. Nella seconda edizione del torneo, giocata nel 2010, arrivò quarta.

A livello asiatico, ottiene un primo posto (2007) e due vicecampioni (2009 e 2011). Nell’ultimo torneo ha perso solo contro la squadra vincente, il Giappone. Il secondo posto ha permesso di strappare il biglietto per il Mondiale 2012 di categoria.

Selezioni giovanili maschili

A livello pregiovanile (Under-17), la RPDC ha partecipato a tre mondiali: Perù 2005, quando eliminò l’Italia e arrivò ai quarti di finale. Giocò contro il Brasile, con il quale impatto 1-1 nei tempi regolamentari, ma ha perso ai supplementari. Ha vinto però il premio fair play.

In Corea del Sud 2007, giocando in casa dei rivali storici, si classifica al terzo posto nel gruppo (dietro Brasile e Inghilterra) e fu eliminata nei quarti dalla Spagna, futura vicecampione.

In Messico 2011 fu eliminata al primo round, dopo aver perso contro i padroni di casa (successivi campioni) e pareggiato con Olanda e Congo.

A livello asiatico, i “chollima” sono attualmente campioni, dopo aver vinto il torneo del 2010. Inoltre ha raggiunto due volte il secondo posto (2004 e 2006).

La squadra giovanile ottiene due partecipazioni ai mondiali: 2007 e 2011. In Canada 2007, dopo due pareggi e una sconfitta con l’Argentina, vincitrice del torneo, fu eliminata. In Colombia 2011 quando fu sorteggiata in un “girone della morte” ottenne un pareggio solo contro l’Inghilterra.

Nel campionato giovanile asiatico, che si disputa dal 1959, l’albo d’oro dei “chollima” è ricco. La RPDC ha ottenuto grandi prestazioni negli anni 70, quando ottenne un primo posto (1976, a parimerito con l’Iran), e due terzi posti (1975 e 1978). Nel 1986 fu terza e nel 1990 vicecampione.

Dopo il 2006 è tornato al posto d’onore, per raggiungere il primo posto in un’altra edizione, l’ultima del 2010, titolo che ha dato il biglietto per il Mondiale di Colombia. In totale si conatno quindi tre “corone continentali” giovanili.

Selezione maggiore

Per quanto riguarda il calcio maggiore, il principale risultato della RPDC negli ultimi anni è la qualificazione ai Mondiali di Sudafrica del 2010. Il massimo evento mondiale è stato raggiunto dopo il girone eliminatorio, nel quale la RPDC ha raggiunto gli stessi punti dell’Arabia Saudita, ma si è qualificata grazie alla migliore differenza reti.

La partecipazione sudafricana fu la seconda partecipazione ai mondiali della sua storia, dopo Inghilterra 1966.

Gli ottimi risultati sportivi nordcoreani non si sono riflessi nella Coppa d’Asia, dove non si sono ottenute prestazioni eccezionali. Nonostante, nei sei tornei ufficiali della Confederazione Asiatica del Calcio (AFC) la RPDC è campione in carico in tre: l’AFC Challenge Cup, il campionato under-20 e il campionato Under-17.

La AFC Challenge Cup, che riunisce otto squadre “emergenti” dell’AFC, fu vinta dalla RPDC nel 2010.

I diversi team della Corea del Nord continueranno ad essere rappresentanti del loro popolo. Il calcio, inteso come metafora della guerra, sarà lo scenario in cui la Corea del Nord difenderà l’eredità del suo leader Kim Jong Il. Undici contro undici, i “chollima” possono battere chiunque, anche i più forti.

domingo, 5 de junio de 2011

Le miserie del calcio secondo Galeano: "Poveri atleti, ubriacati dal successo"

Intorno alle parole "splendore" e "miseria" ruota un famoso libro dello scrittore. Ma anche la vicenda calcioscommesse di questi giorni. "Uno scandalo tristissimo. La conferma che il calcio non è un'isola. Ma c'è di peggio di un arbitro che vende le partite. Qualche primo ministro, ad esempio. O i banchieri che hanno impoverito il mondo..."


di Maurizio Crosetti
la Repubblica


ASTI - I sogni, il mistero, le illusioni, la tecnica, ma soprattutto la bellezza. Il calcio, per Eduardo Galeano, è un favoloso groviglio di splendore e miserie: questo il titolo di un suo famoso libro che è, ormai da anni, un classico. E attorno alle due parole-chiave, splendore e miseria, ruotano anche questi giorni convulsi per il nostro povero pallone.

Galeano, cominciamo dalle miserie?
"Sto seguendo l'ultimo scandalo che ha colpito il vostro sport. Tristissimo, veramente. Ma è la conferma che il calcio non è un'isola: non genera da sé violenza, corruzione, miseria morale, bensì le condivide con una società senza riferimenti, dove i potenti ingannano, rubano, mentono. Il football non è un capro espiatorio. C'è di peggio, credetemi, di un portiere che vende le partite o droga i compagni di squadra".

Ci fa un esempio?
"Qualche primo ministro. I nomi? Eh, sapete, io vengo da lontano e me ne intendo poco... Oppure i banchieri che hanno impoverito il mondo. Nessuno di loro è stato arrestato. Non i grandi, almeno. C'è chi ha violentato interi Paesi, e ha chiuso violentando cameriere d'albergo".

Come ci si oppone alla miseria, soprattutto quella interiore?
"Con la coscienza, con la capacità di ascoltare lei e non la convenienza. Come fece quel centravanti colombiano, tal Devani, che in un vecchio derby a Bogotà disse all'arbitro che non era rigore quello che gli aveva appena concesso. Sono inciampato da solo, spiegò. Ma l'arbitro guardò la folla inferocita, che quel rigore voleva assolutamente, e rispose: grazie, però io preferisco restare vivo. Allora il centravanti andò al dischetto della morte, appoggiò il pallone e tirò fortissimo: fuori. Da quel giorno cominciò la sua fine sportiva, eppure quel giorno rappresenta il momento di massima gloria di tutta la sua vita. Perché egli, appunto, ascoltò la voce della coscienza e non della convenienza".

Lo sport non dovrebbe essere un luogo dove si proteggono le illusioni e i sogni?
"Dovrebbe, ma non è, anche se nella contraddizione sta la sua fecondità. In Uruguay ci indigniamo quando un centravanti simula un fallo da rigore, diciamo che è un pessimo esempio per i bambini. Io penso che sia peggio scaricare bombe sugli innocenti, chiamandola "missione di pace" invece di usare il suo vero nome: guerra".

Cosa può spingere un atleta a tradire e barare? Solo il denaro?
"Forse c'entra anche la condanna al successo. Ormai, non solo nel calcio, la sconfitta viene vissuta come una realtà senza redenzione. Quello che non rende, non serve. Abbiamo creato il mito dell'efficienza a qualunque costo, e le persone deboli cercano scorciatoie. La cosa grave, tuttavia, è il messaggio di impunità che talvolta si accompagna ai crimini. Questo è inaccettabile per gli onesti".

Però il calcio ha un grande potere consolatorio: è riduttivo, questo ruolo, o necessario?
"Siamo mendicanti di bellezza, e il calcio ci riempie gli occhi. Lionel Messi è l'unico vero messia in un mondo che inganna. Il Barcellona è splendore, certamente. Amo questa squadra solidale, creativa, piena di gioia di giocare, che non cerca atleti grandi e grossi e dà invece pieni poteri alla fantasia. La finale di Coppa dei Campioni contro il Manchester United è stata meravigliosa".

Meglio il Barcellona del Real Madrid, dunque.
"Non si discute neanche, Mourinho è un orrore".

A proposito di finali: il Peñarol di Montevideo si giocherà la Libertadores contro il Santos: a una squadra uruguaiana non accadeva da 23 anni.
"Non sono tifoso del Peñarol, ma spero vinca. Ogni tanto bisogna togliersi la maglia con i propri colori sociali, e pensare più sportivamente".

Lei ha scritto pagine memorabili sul mundial argentino del '78, usato dai militari per coprire i loro crimini. Pensa che lo sport sia ancora uno strumento di potere?
"Purtroppo sì. C'è chi manipola una passione universale per puro interesse privato, e questo è da delinquenti. Lo fece Hitler nel '36, umiliato dalla vittoria del Perù contro l'Austria: nella notte dopo la gara venne cancellata la vittoria, ottenuta con i gol di attaccanti neri. Però abbiamo esempi meno clamorosi e più recenti".

Cosa pensa dei politici che usano lo sport?
"Ne ricordo uno, anche se il nome mi sfugge. Italiano, mi pare... Disse, più o meno, che avrebbe fatto al suo Paese le stesse cose che aveva fatto con la sua squadra di calcio. Non andò proprio così".

Come si diventa grandi narratori di sport?
"Guardando e ascoltando. Se l'uomo ha una sola bocca, ma due orecchie, significa che prima di parlare dovrebbe ascoltare due volte".

Perché gli scrittori sudamericani hanno scritto le pagine più belle della letteratura sportiva?
"Non so se questo sia vero, comunque noi cerchiamo di tradurre la voce della realtà mescolandola al sogno e alla magia. Bisogna sempre partire dalla cose minime, dai dettagli. Io amo confrontarmi con le vicende difficili e profonde, cercando di raccontarle in modo semplice. La realtà regala le storie migliori, non c'è bisogno di ricamarci troppo. Credo nella grandiosità delle piccole cose, anche se il nostro tempo malato ha confuso la grandiosità con la dimensione del reale: una cosa, se grossa, non è necessariamente grande, anzi è spesso il contrario".

Come si cerca, lo splendore?
"Ne ho appena visto molto tra gli "indignados", i ragazzi che ho incontrato in Spagna. Alcuni loro cartelli erano memorabili, ad esempio quello che diceva "se non ci farete sognare, non vi faremo dormire". Oppure, il mio preferito: "La rivoluzione del senso comune".

Contro le miserie, anche lo splendore di un po' di ottimismo?
"Io mi aspetto sempre che dentro questo mondo che non desidero, e che mi piace sempre meno, ci sia nascosto un altro piccolo mondo possibile e migliore, come dentro la pancia di una futura mamma".

Il mondo piccolo e migliore comincia dalle persone?
"Sempre, e dalla loro capacità di amare. Ricordo quando incontrai per la prima volta Obdulio Varela, l'eroe della Coppa del mondo che l'Uruguay strappò al Brasile nel 1950. Si narra che, la sera, questo grande giocatore abbandonò la festa dei suoi compagni, in albergo: me lo confermò egli stesso. Era andato vagando nei bar di Rio, per osservare le persone. Mi disse: "Dentro lo stadio Maracanà, la folla mi era parsa un mostro con 200 mila teste e l'avevo odiata. Ma adesso, dopo la sconfitta, ognuna di quelle teste piangeva da sola. Ne abbi un'immensa tristezza". Il mio amico Obdulio trascorse l'intera notte, per così dire, abbracciato a coloro che aveva fatto soffrire. Ecco, a me sembra un esempio bellissimo di compassione. E' così, comprendendo le ragioni degli altri, soprattutto gli infelici, che forse si realizza un mondo migliore".

martes, 31 de mayo de 2011

Gli inglesi non vogliono Di Canio come allenatore: «E' fascista»

di Deborah Ameri


«I fascisti non li vogliamo». Così la cittadina di Swindon, a 130 chilometri da Londra, sta facendo la guerra a Paolo Di Canio. L’ex laziale è stato ingaggiato come allenatore dal Swindon Town, club che milita in League One, ovvero la terza divisione inglese. Ma gli sponsor locali non l’hanno presa bene. E uno ha deciso di rescindere il contratto con la squadra. Il sindacato Gmb ha tagliato il finanziamento di 4.000 sterline che ogni stagione versava per sostenere il club locale.

La ragione della decisione non è un mistero: Di Canio è dichiaratamente fascista e non avrà i nostri soldi, è il pensiero di Gmb, che raccoglie circa 600.000 iscritti. «Abbiamo deciso di fermare la sponsorizzazione perché siamo un sindacato di lavoratori, non possiamo avere una relazione finanziaria con una squadra allenata da un fascista - ha spiegato al Daily Mail uno dei segretari, Andy Newman - Non abbiamo scelta. Purtroppo non c’è via di uscita».

La cittadina, pur avendo oggi un consiglio comunale a maggioranza conservatrice, ha una lunga tradizione operaia grazie all’arrivo della ferrovia intorno al 1840. Vedere un simpatizzante di Mussolini in panchina deve essere un sacrilegio. Nessuno dimentica la faccia rabbiosa e i denti digrignati di Di Canio mentre fa il saluto fascista verso i tifosi dopo il derby romano del gennaio 2005 (vinto dalla Lazio). E pensare che in Inghilterra, dove nonostante tutto è molto amato, aveva persino vinto il premio Fair Play della Fifa nel 2000. La presentazione ufficiale è attesa per domani. Se sarà rimandata nessuno si chiederà il perché.

Tratto da www.ilmessaggero.it, 22 maggio 2011.

viernes, 11 de febrero de 2011

Il compleanno dell´A.S. Livorno Calcio

Il 14 Febbraio, come tutti gli appassionati dei colori amaranto ben sanno, non sarà soltanto “San Valentino” festa degli innamorati, ma sarà il giorno in cui ricorre la nascita dell’Unione Sportiva Livorno.


Il 14 Febbraio 1915 infatti le due squadre di calcio cittadine la Spes e la Virtus Juventusque per opera dei loro dirigenti, in particolare dell’avvocato Giorgio Campi, decisero di unirsi per formare un unico forte team che avrebbe potuto lottare con gli squadroni della penisola. Dopo lunghe e fitte riunioni il 14 Febbraio 1915 in via Grande fu siglato l’accordo definitivo della fusione. Il colore sociale fu l’amaranto: quello della città.

La notizia non fu data subito perché molti tifosi di Spes e Virtus non erano d’accordo e si temevano ripercussioni per il forte antagonismo tra le due compagini. Il comunicato stampa ufficiale alla città fu diramato solo il 17 Febbraio a cose ormai avvenute.

viernes, 12 de marzo de 2010

Il Pocho fa visita ai bambini dell’Asociación Niños del Sur


Nel suo ultimo viaggio in Argentina, il Pocho ha visitato l’Asociación Niños del Sur, da lui fondata, che assiste i bambini poveri e in difficoltà di Villa Gobernador Galvez, sua città natale.

sábado, 16 de enero de 2010

Totti hace un llamado para ayudar a los niños de Haití

Video del mensaje:



El futbolista y capitán del Roma, ha pedido a los italianos que ayuden a los niños de Haití, el país caribeño golpeado por un terremoto que se ha cobrado decenas de miles de muertos.

"Soy Francesco Totti y me dirijo a ti como embajador de Unicef y como padre de dos hijos. Ante la tragedia que ha golpeado a Haití todos tenemos que dar nuestra contribución para ayudar a los niños que se han quedado solos, que han perdido a sus padres y no tienen una casa donde dormir y una escuela donde volver", afirmó el futbolista.

En un video mensaje y una cuña radiofónica emitidos por emisoras de televisión y de radio italianas, el capitán del Roma agregó que esos niños "necesitan de todos: agua limpia, asistencia sanitaria, comida y protección".

"Unicef, que está presente en Haití, trabaja por estos niños", añadió su embajador de buena voluntad, en cuya cuña publicitaria aparecen los diferentes números de cuentas corrientes del organismo de Naciones Unidas para la Infancia en las que se pueden hacer las donaciones.

EFE

jueves, 10 de septiembre de 2009

Lucarelli finanzia un nuovo quotidiano

Lucarelli presenta il nuovo giornale (FOTO BIZZI)


Che Cristiano Lucarelli fosse un tipo “controcorrente” ormai lo si era capito da un pezzo. Ecco l’ultima del bomber: mentre il primo ministro italiano, Silvio Berlusconi, invita tutti a non leggere piu’ i giornali, il buon Cristiano Lucarelli che fa? Ovvio, pubblica un nuovo giornale!

La nuova testata, che coprira’ la provincia di Livorno, si chiamera’ il Corriere di Cecina e Rosignano, e sara’ in edicola da lunedi 14 settembre. Il nuovo giornale si aggiunge quindi al Corriere di Livorno che proprio in questi giorni ha compiuto due anni di vita.

Durante la presentazione ufficiale svoltasi ieri sera, il presidente della provincia di Livorno, Giorgio Kutufa’, ha ribadito che piu’ giornali ci sono, piu’ voci ci sono, piu’ forte e’ la democrazia.

Che cos’altro possiamo aggiungere?

cristianolucarelli.com

sábado, 20 de junio de 2009

Il Livorno torna in serie A!


Dopo un anno di purgatorio Tavano, Diamanti e Bergvold riportano il Livorno nella massima serie. La partita è terminata su un perentorio 3 a 0 .

Primo tempo dominato dagli amaranto, che trovano tra loro e la porta un Viviano insuperabile che tiene in partita i suoi.

Al quarto minuto della ripresa Diamanti vede al centro dell’area Tavano, lo serve con un cross millimetrico e Ciccio di testa gira dove neanche Viviano può far niente. Sull' 1 a 0 il Brescia si scopre e al 14’ Bergvold crossa dalla parte opposta a Diamanti che con il destro trova un rasoterra imparabile. Lo stadio (quasi tutto esaurito) diventa una bolgia. Al 29’ in contropiede Tavano vede Danilevicius al limite dell’area bresciana, Tomas con un tocco di tacco prolunga per l’accorrente Bergvold, il cui sinistro si insacca sotto la traversa. Sul 3 a 0 si fa solo accademia e si attende il triplice fischio per festeggiare.

Grande prestazione di tutti i giocatori in campo, la partita non è mai stata in discussione. Tavano e Diamanti con i loro 3 goal a testa nei playoff ci hanno condotti per mano alla promozione dopo un anno di purgatorio.

Dopo Bari e Parma è il Livorno la squadra a essere promossa. A fine partita tutti in campo per festeggiare la promozione, con i tifosi che si sono raccolti sotto il balconcino per acclamare il Presidente Spinelli che ha risposto con evidenti gesti di soddisfazione.